Legislazione e fondi europei
Il Green Deal europeo è il principale strumento con cui l’Unione Europea ha formulato piani che dovrebbero portare a un’economia a zero emissioni di carbonio entro il 2050. Un settore chiave è quello marittimo, che, secondo la legislazione, dovrebbe essere “drasticamente meno inquinante” per soddisfare le attuali linee guida per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Nel contesto del Green Deal europeo, gli enti di gestione dei porti e gli altri attori delle catene di approvvigionamento marittimo dovranno attuare strategie di sostenibilità mirate, ad esempio, alle tecnologie intelligenti dell'informazione e della comunicazione (ICT) per la mobilità, ai combustibili alternativi e al trasferimento modale verso il trasporto ferroviario e spedizioni interne.
L’obiettivo originario del Green Deal era quello di raggiungere una riduzione delle emissioni del 50% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Nel luglio 2021 la Commissione europea ha promulgato un ulteriore pacchetto di proposte legislative, denominato pacchetto Fit-for-55, per realizzare il Green Deal europeo, con l'obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030. Questo pacchetto prevede diverse iniziative rilevanti per i porti, tra cui:
Altri fondi per lo sviluppo di infrastrutture portuali per combustibili alternativi potrebbero essere messi a disposizione nell’ambito del Next Generation EU grazie allo strumento Recovery and Resilience Facility; tuttavia, questo dipenderà dagli investimenti che faranno i singoli Stati all’interno dei propri piani di ripresa e resilenza.
Considerando la situazione geopolitica, la Commissione Europea ha recentemente proposto il piano REPowerEU per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030 e aumentare la resilienza complessiva del sistema energetico europeo.
Ciò può essere ottenuto in una certa misura migliorando l’efficienza energetica, diversificando le forniture di gas e aumentando le importazioni di GNL. Un grande contributo può essere dato dall’idrogeno verde, dai biocarburanti, dall’aumento delle energie rinnovabili e dell’elettrificazione nell’industria. Molte di queste misure influenzeranno i porti europei poiché sono porte naturali per i flussi di energia verso le case e le industrie europee.
Oltre alle politiche direttamente orientate al clima, esistono anche strategie specifiche dell’UE che hanno un chiaro collegamento con gli obiettivi di transizione energetica e il settore portuale.
Gli esempi più rilevanti sono la strategia dei trasporti dell’UE e i piani NAIADES per i porti interni. La Commissione Europea ha presentato la sua strategia e il piano d’azione per una mobilità sostenibile e intelligente nel dicembre 2020.
Questa strategia getta le basi su come il sistema dei trasporti dell’UE può realizzare la sua trasformazione verde e digitale. Esempi di tali piani d’azione relativi al settore portuale sono la creazione di porti a emissioni zero e l’ecologizzazione del trasporto merci.
Il piano d’azione NAIADES III è stato presentato dalla Commissione europea nel giugno 2021 e fornisce un piano d’azione in 35 punti per rafforzare il ruolo del trasporto per vie navigabili interne nei sistemi di mobilità e logistica. Come i precedenti quadri NAIADES, si concentra sulla promozione e sulla preparazione al futuro del trasporto per vie navigabili interne nell’UE.
Gli obiettivi principali sono spostare più merci verso i fiumi e i canali europei e facilitare la transizione verso chiatte a emissioni zero entro il 2050, in linea con il Green Deal europeo e la strategia di mobilità sostenibile e intelligente dell’UE.
Questo nuovo piano d'azione creerà le condizioni affinché il settore dei trasporti per vie navigabili interne possa cogliere meglio le opportunità legate al passaggio a un'economia digitale e a emissioni zero.
Anche i porti sono supportati anche da vari finanziamenti per la trasformazione delle loro infrastrutture verso la sostenibilità e la neutralità climatica. Ad esempio, nell'ambito del programma Connecting Europe Facility (CEF), i porti possono beneficiare di un sostegno finanziario per lo sviluppo di soluzioni multimodali a zero o basse emissioni, l'implementazione della fornitura di elettricità da terra e il miglioramento dell'accesso e dei collegamenti stradali e ferroviari all'interno dei porti. Altre fonti di finanziamento sono messe a disposizione dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), dal programma Horizon.
Secondo un working paper dell’International Council on Clean Transportation (Icct), l’organizzazione indipendente non-profit il cui obiettivo è promuovere il miglioramento delle performance ambientali del settore dei trasporti, le attuali norme europee, che prevedono di abbattere le emissioni di CO2 prodotte dalle navi ormeggiate nei porti, consentiranno di ridurle solo fino al 24%.
Il documento esamina il ruolo del cold ironing, nell’ambito della decarbonizzazione del trasporto marittimo sostenuto dall'UE.
Lo studio ha preso in esame il fabbisogno energetico delle navi che hanno attraccato in 489 porti dell'Ue nel 2019 e le infrastrutture per il cold ironing installate nei porti dell’UE. Sulla base di questi dati i ricercatori hanno stimato le emissioni di CO2 prodotte dalle navi ormeggiate nei porti dell'Ue, calcolato le installazioni aggiuntive necessarie per raggiungere gli obiettivi previsti dalle normative europee attualmente in vigore e valutato l’efficacia delle stesse.
Nel 2019 ben 15.700 navi sono state ormeggiate per più di due ore nei 489 porti principali dell’Unione, richiedendo in totale circa 5,9 TWh di energia; quasi il 70% di questa domanda energetica proveniva dai porti della rete Ten-T. Le navi più energivore sono le petroliere, le navi passeggeri e le navi da crociera, con il 67% della domanda totale di energia, che tra l’altro contribuiscono anche in misura determinante alle emissioni di CO2 da terra.
L’Italia è in testa alla classifica dei consumi: nel 2019 i suoi porti hanno erogato alle navi un totale di 1,316 GWh; segue al secondo posto nella domanda di energia la Spagna (1,152 GWh), al terzo la Francia (0,536 GWh). Attualmente, 51 porti di 15 Stati membri dispongono di infrastrutture elettriche da terra, che forniscono energia destinata a navi portacontainer, passeggeri e da crociera. Secondo lo studio Icct, per poter rispettare i regolamenti FuelEU e Afir, l’Ue dovrebbe triplicare o quadruplicare la propria potenza energetica lungo le coste entro il 2030.

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